Sabato 18 marzo per noi Ghosts è stata una serata davvero speciale. In occasione dell’incontro con i campioni d’Italia Milano Quanta, la società ha festeggiato a sorpresa Andrea Benvegnù ritirando il mitico numero 16 che da sempre gli è appartenuto.
Un gesto importante per tutti noi che pensiamo gli possa rendere merito per i risultati sportivi e per l’impegno con cui si occupa dei Ghosts.
Di seguito alcune domande che abbiamo voluto porgergli al termine dell’evento:
Ciao Andrea. da oggi ufficialmente sei entrato nella storia dei Ghosts Padova e dell’hockey inline italiano grazie al fatto che sei il primo giocatore nella nostra disciplina a cui è stato ritirato il numero di maglia. cosa si prova? Te lo aspettavi?
Ciao, vuoi sapere cosa provo ?
Una soddisfazione immensa!
Ho giocato questo bellissimo sport da quando è nato e ricevere un riconoscimento così dalla società a cui appartengo è incredibile e bellissimo.
Sono stato molto fortunato , ho sempre trovato persone appassionate e lungimiranti attorno a me , persone che hanno permesso a moltissimi giocatori di tutte le età di praticare il loro sport nel migliore dei modi, senza di loro, senza i miei amici di sempre e senza la pazienza di mia moglie oggi non sarei qui a rispondere a queste domande.
Il tuo palmares è ricco di successi (anzi ricordiamoli anche qui) e da qualche anno ricopri la carica di DS sempre per la famiglia Ghosts, come sta proseguendo questa tua nuova carica, ne trai soddisfazione?
Il mio Palmares è ricco perché gioco dal 1995 e ho avuto la fortuna di giocare con giocatori fortissimi, giocatori di un livello sicuramente non paragonabile al mio che sono sempre stato solo un amatore, un amatore “molto impegnato” ma pur sempre un amatore.
Assieme abbiamo vinto uno Scudetto e abbiamo portato a casa un secondo posto in coppa dei Campioni, risultati eccezionali che resteranno negli annali e nel mio cuore di atleta ma che sono poca cosa rispetto al ricordo del primo titolo giovanile Ghosts, non solo perché c’erano anche i miei figli in campo ma perché ha segnato il primo riconoscimento dopo la “maturazione” della società.
Sono Ds a corrente alternata da qualche anno e quest’anno mi sto occupando di una serie A dall’età media di 18,8 anni… non è facile ma i ragazzi valgono tutti i sacrifici che noi dello Staff e i Dirigenti stiamo facendo.
Insieme al coach Alessio Buzzo avete costruito una rosa giovane e ricca di sostanza, come vedi il progetto Ghosts nel futuro prossimo?
Conosco Coach Buzzo da più di 20 anni , molti dei quali passati a giocare assieme nella stessa squadra, ha sempre avuto e continua ad avere una passione infinita.
Ho grandissima stima nei suoi confronti sia come tecnico che come persona, è il Coach giusto per noi ma lo sarebbe anche per molte altre squadre, sa quello che fa ed ha il giusto approccio con i giovani ma anche con i giocatori più esperti, è grazie a lui se oggi siamo dove siamo e se i giovani si sono integrati così bene nel gruppo, non era una cosa scontata.
Molti giocatori quando terminano di giocare iniziano a fare gli allenatori tu invece hai intrapreso la strada “dirigenziale”, cosa ti ha portato a fare questa scelta?
In realtà ho allenato una squadra per qualche anno, ho al mio attivo una promozione in A2 da Coach di quelli che oggi sono I Vintage Ghosts e che allora si chiamavano Yuma.
Squadra composta dai protagonisti della prima promozione Ghosts in A1, prima perché alcuni hanno partecipato come me anche alla seconda 10 anni dopo…
Era la mia squadra e oltretutto giocavo ancora.
Mi sopportavano solo perché sono i miei veri amici di una vita (peraltro vissuta pericolosamente in quegli anni..)
Ho seguito i corsi fino a rendermi conto che fare l’allenatore non mi piace, non ho pazienza e non sono nemmeno tanto bravo.
Non so se sono bravo a fare il dirigente ma almeno ho una mia idea su come ci si deve comportare per provare a crescere e sono molto rigido su questo.
Lavoro e rispetto , il lavoro è affidato ai Coach ma il rispetto deve essere un dictat societario.
Rispetto per tutti , anche per i giocatori della terza o quarta linea , dei loro spazi e dei loro diritti, naturalmente con i criteri meritocratici che lo sport insegna nel migliore e più corretto dei modi, quando è fatto bene.
Credo nel lavoro di tutta una stagione , mi fanno ridere quelli che cercano le scorciatoie per una coppa o una medaglia.
Nello sport non esistono risultati a breve termine e senza sacrificio , lavorare per i risultati di lungo termine deve essere il primo pensiero di ogni buon dirigente.
Comunque io amo giocare , ho smesso solo perché sono “vecchio” ma ho ancora la passione di un ventenne.
Grazie ancora a tutti
Ringraziamo Andrea Benvegnù per la disponibilità augurandogli il meglio per il suo futuro professionale e sportivo.
E ora due parole con il presidente Antonio francon
Buongiorno Antonio, avete deciso di ritirare il numero 16 di Andrea Benvegnù: una decisione importante, cosa vi ha spinto a farlo?
Andrea è stato un giocatore molto importante per i Ghosts. E’ stato uno degli artefici delle promozioni dalla A2 alla A1, uno dei giocatori più importanti per le vittorie dello scudetto e di Coppa Italia e di molto altro ancora ma ancor di più, in veste di Dirigente.
I suoi consigli e le sue esperienze hanno sempre fatto la differenza sulla gestione della Squadra nel suo complesso. Oggi è DS della serie A, un ruolo molto importante, e i risultati sono ottimi. Per tutte queste ragioni, il gesto simbolico del ritiro della maglia, era un atto dovuto.
Infatti ad oggi Benvegnù ricopre la carica di DS, una figura che purtroppo non è così comune in tutte le socitetà, cosa ne pensi?
Per la gestione di una serie A, è molto importante avere un direttore sportivo. Il DS è la figura che dirige la squadra, decide con l’Allenatore i giocatori, i ruoli oltre che le strategie e gli obiettivi. Una figura che se ben scelta fa crescere la Squadra e mantiene vivo lo spogliatoio gestendo i rapporti con i giocatori dando risposte alle loro esigenze e richieste.
Per quanto ci riguarda credo sia stata una delle scelte più azzeccate degli ultimi anni.
In prima squadra hanno esordito moltissimi giocatori classe 2000, insomma state formando il futuro dei Ghosts Padova, come vede il loro inserimento in squadra?
L’opportunità per i giovani di avere una serie A in casa a cui poter approdare, è uno stimolo fortissimo ad allenarsi, a prepararsi fisicamente e a puntare al meglio. Con questo obbiettivo, stiamo crescendo degli ottimi giocatori, stiamo facendo far loro esperienza e quindi, stiamo creando dei giocatori che nel prossimo, e non tanto lontano, futuro saranno ottimi giocatori di serie A.
Questo ci consentirà di dover fare meno innesti esterni recuperando risorse da investire nella crescita dei più piccoli e poterci così assicurare una permanenza in serie A nei prossimi anni.
Ad oggi avete un buon numero di giocatori che possono garantirvi una buona serie A ancora per qualche anno, molti giovani che rappresentano il futuro e uno staff organizzato per gestire il tutto, cosa si può fare per migliorare ulteriormente secondo lei?
Per migliorare ci sono tante cose da fare. Innanzitutto bisognerebbe poter contare su un proprio impianto per poter organizzare gli allenamenti al meglio, e non parlo solo di serie A. Poi, è essenziale trovare soluzioni che consentano di reperire risorse da investire per far giocare le Squadre all’estero, dando così l’opportunità, non solo ai giocatori ma anche agli Allenatori, di misurarsi con realtà diverse da quelle italiane.
Si devono organizzare più sedute di video-analisi, disporre di personale qualificato per la crescita emotiva dei giocatori per fortificare la loro mentalità e concentrazione. Servono professionisti dell’alimentazione, dell’allenamento fuori pista.
Bisogna fare accordi con le case produttrici per poter contare sulla disponibilità di attrezzature di prova per far sì che ogni ragazzo trovi quelle adatte al suo fisico e al suo gioco.
Creare uno spirito di appartenenza alla Squadra con eventi dove tutti siano coinvolti. Insomma, ci sono molti campi da esplorare per poter migliorare.
Ringraziamo il presidente Antonio Francon per la disponibilità augurandogli buon lavoro per un roseo futuro.